Come possono gli studenti fare pace con la matematica? Perché, nell’immaginario comune, imparare a quattordici anni le percentuali deve sembrare più difficile che fare proprio il concetto di ablativo assoluto latino? In occasione dei Convegni Deascuola Motivare, Coinvolgere e Divertire con la Matematica (Bari- 1 marzo, Firenze- 8 marzo, Milano- 16 marzo), DLive presenta in anteprima un estratto del contributo di Simonetta Di Sieno. La professoressa Di Sieno, già docente presso l’Università degli Studi di Milano, sarà presente al convegno di Firenze dell’8 marzo.
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di Simonetta Di Sieno
Ecco una buona notizia per i nostri studenti: il matematico non è solo un esecutore meccanico ma anche, e forse soprattutto, un esploratore creativo. Come possiamo fare a convincere i giovani della veridicità di questa affermazione?
I docenti, chiamati a formarsi per stare al passo con i cambiamenti in corso nella scuola italiana, sollecitati dalla normativa e dall’Europa in termini di costruzione di cittadinanza, possono attingere tra diverse buone pratiche di didattica alternativa in grado di alzare la qualità dello stare in classe e dell’apprendimento.
Ed ecco una seconda buona notizia: la domanda di formazione è in costante crescita, come è dimostrato dall’aumento di iscrizioni ai corsi formativi non solo dal segmento storicamente più dinamico della scuola primaria, bensì anche e sempre più da parte dei docenti delle secondarie di primo grado.
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Come arrivare a fare pace con la matematica allora, questa affascinante disciplina dai risvolti storico-intellettuali e umani troppo speso ignorati?
Partiamo dal presupposto che la qualità del rapporto dello studente con la matematica, come è dimostrato dalla ricerca scientifica riferita all’insegnamento, è determinante nel raggiungimento dei risultati migliori in classe e nei test nazionali e internazionali (Invalsi, OCSE PISA, TIMSS, ecc). Lo stesso dicasi, in prospettiva, anche in chiave di occupazione, laddove il recente documento dell’OCSE su “Giovani e Occupazione” (“Skills outlook” 2007-2013), rileva che l’Italia ha la quota più elevata di adulti con scarse abilità in matematica e la seconda quota più elevata, sempre a questo proposito, fra i giovani in età lavorativa; è l’ultimo Paese per tasso di disoccupazione (la Grecia non è inclusa nella ricerca OCSE) ovvero, in cifre, appena il 52,8% dei giovani tra i 25 e i 29 anni ha un’occupazione, contro una media del 73,7% nell’area e i giovani cosiddetti “inattivi”, né occupati né scolarizzati, aumentano.
Tornando alla scuola, il posto dove il domani si può modellare, la chiave perché questa relazione con la matematica si realizzi nel modo più fecondo sono i docenti, il cuore del sistema scuola, con la grande responsabilità di riuscire a motivare gli studenti. Questo infatti dovrebbe essere l’obiettivo prioritario cui tendere per poter arrivare, in seconda battuta, ai buoni risultati. Per motivare alla matematica occorre “fare matematica”, abbattendo rigidità, pregiudizi duri a morire (la matematica come un macigno insormontabile che solo qualche cervello fino riuscirà a scalare) e stereotipi come quello di genere che vorrebbe le ragazze meno predisposte per la matematica e meno inclini alle facoltà scientifiche dei compagni maschi (stereotipo sfatato dai risultati del test OCSE PISA e addebitabile fondamentalmente alle aspettative delle famiglie).
Un altro errore da evitare è usare il metro del successo nella matematica per stabilire una scala di intelligenza tra gli studenti: il compito degli insegnanti deve essere quello di portare ogni singolo studente a ottenere il massimo in relazione alle proprie capacità.
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