Rientro matematico con la mente e con il corpo

Rientro matematico con la mente e con il corpo

Anche questa volta è arrivato il momento di pensare a come iniziare il nuovo anno scolastico con qualche attività che possa incuriosire e non spaventare le studentesse e gli studenti al rientro tra i banchi di scuola. In particolare, l’incognita maggiore per me, docente di scuola secondaria di primo grado, è come accogliere le nuove studentesse e i nuovi studenti della classe prima e in quale modo poter fare la loro conoscenza inserendo nelle attività di accoglienza anche un po’ dell’amata Matematica che ci accompagnerà nei tre anni che passeremo insieme.

L’idea che ho avuto per quest’anno scolastico è di fondere le proposte che già svolgevo negli anni passati ma in due momenti diversi dell’anno: una il primo giorno per fare conoscenza e una alla prima lezione di geometria per testare l’atteggiamento nei confronti di tale disciplina.

L’intuizione è venuta ricordando gli studi universitari in Didattica della Matematica che riguardavano l’approccio embodied del sapere e in particolare della Matematica (Da dove viene la matematica. Come la mente embodied dà origine alla matematica, George Lakoff, Rafael E. Núñez, Bollati Boringhieri). Questa teoria sostiene che l’apprendimento della Matematica non è solo un processo mentale ma è anche fisico e sensoriale, per questo è necessario anche fare esperienze corporee per migliorare l’apprendimento.

L’attività conoscitiva riguarda l’analisi statistica di alcuni dati forniti dalle studentesse e dagli studenti, per esempio il plesso di scuola primaria di provenienza, il numero di fratelli o sorelle, il numero di scarpe, l’altezza, l’ambiente preferito per le vacanze ecc. Negli anni passati raccoglievamo questi dati e poi insieme creavamo istogrammi e aerogrammi (sia cartacei che digitali) che potessero rappresentare la nostra classe.

L’attività geometrica consisteva invece nella creazione di una scatoletta con gli origami per ripassare alcune proprietà degli oggetti geometrici in gioco (le pieghe come rette, il foglio come piano, …). Ciascun alunno era chiamato a personalizzarla, come potete vedere nella foto in cui sono presenti alcune delle creazioni del passato anno scolastico.

Questa attività ha come punto di forza la valorizzazione del lavoro di squadra: infatti, nonostante ogni alunno debba creare la propria scatola, succede che spesso chi è più portato per la manualità tende poi ad aiutare le compagne e i compagni in difficoltà fino a creare dei piccoli gruppi di lavoro/supporto.

Negli ultimi anni però il tempo da dedicare a questa manipolazione è in aumento: infatti, fino a qualche anno fa in un’ora di lezione riuscivo a terminare tranquillamente l’attività, ma lo scorso anno non ci è bastata. Allora per non dover svolgere tutto di corsa e con scarso impegno, ho pensato di anticiparla alle prime ore dell’anno e aggregarla allo studio statistico. In che modo? Creando un istogramma in $3$D.

Tra tutte le domande dell’analisi iniziale ho deciso di scegliere la richiesta del plesso di scuola primaria frequentata nell’ultimo anno di scuola primaria. L’istituto comprensivo in cui lavoro comprende ben $7$ plessi di primaria e, con qualche trasferimento da altri istituti, le variabili sono abbastanza numerose. A ogni plesso assoceremo un colore, in base a quelli dei fogli per origami che ho acquistato, e passeremo così alla creazione delle scatole (se necessitate di diagrammi di piegatura, online se ne possono reperire parecchi, alcuni più semplici e altri meno, ne trovate un esempio anche in questo articolo). Le colonne dell’istogramma che andremo a creare in tre dimensioni saranno quindi composte dalle scatole impilate dello stesso colore. Certo non saranno tutte perfettamente uguali e magari la colonna farà fatica a stare in piedi, ma saranno molto più rappresentative della classe perché create dal singolo.

Realizzare manualmente la propria rappresentazione dell’unità statistica e poi doverla posizionare nella colonna corretta dovrebbe rendere studentesse e studenti più consapevoli di ciò che hanno fatto e l’esperienza corporea potrebbe far ricordare meglio i concetti affrontati.

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