Dopo aver descritto nel mio precedente articolo i gruppi collaborativi, in questo voglio parlarvi del secondo modello di collaborazione fra pari che ho studiato in numerose esperienze di insegnamento della matematica nella scuola secondaria: il tutoraggio fra pari.
Prima di addentrarmi nella descrizione di questo modello, vi ricordo soltanto che l’idea di fondo alla base di entrambi i modelli è la convinzione che l’assunzione di un ruolo all’interno di un gruppo o di una coppia renda gli alunni più responsabili del loro apprendimento, favorendolo in modo significativo.
Gli esiti di corsi di recupero extracurricolari risultano spesso poco efficaci e sono deludenti anche per gli insegnanti (Torresani, 2007, 2008): perché non pianificare interventi che coinvolgano tutta la classe, con l’obiettivo sia di recuperare le competenze degli studenti in difficoltà, sia di potenziare le competenze di chi è più capace? Le esperienze attraverso il tutoraggio fra pari¹ sono appunto nate e si sono sviluppate a seguito dell’utilizzo del modello di insegnamento-apprendimento collaborativo nella direzione specifica di un recupero di competenze disciplinari da parte di alunni in difficoltà e di una maggiore responsabilizzazione di tutti gli studenti (con o senza difficoltà) in questo processo.
Vediamo come funziona il tutoraggo fra pari.
Per la formazione di coppie o terne, fate in modo ovviamente che ci sia un’apprezzabile differenza di rendimento scolastico tra chi svolge il ruolo di tutor e quello di allievo ma tenete anche conto della adeguatezza dei rapporti interpersonali. Concordate poi con la classe un programma di lavoro, con la scansione dei contenuti in relazione ai tempi previsti. Vostro compito è anche quello di predisporre i materiali per il recupero (per esempio schede contenenti attività di difficoltà graduale, elaborate da voi o reperite sul libro di testo). Durante l’attività rimanete a disposizione come esperto, per chiarire eventuali dubbi ai tutors in difficoltà e come supervisore, per garantire il rispetto dei tempi e una gestione ottimale del processo.
All’alunno tutor sono richieste diverse abilità cognitive: saper dare suggerimenti e spiegazioni, saper gestire il materiale individuando gli argomenti sui quali il proprio allievo ha bisogno di esercizi di rinforzo, verificare e registrare i risultati. Il monitoraggio sistematico dei risultati da parte dei tutors è spesso guidato da una scheda da completare, consegnata durante ogni incontro e che suggerisce la riflessione sugli eventuali punti di forza e sulle difficoltà riscontrate nel proprio allievo (per esempi di tali schede potete vedere Baldrighi, Pesci, 2011 oppure le pagine 75-85 del Capitolo 7 già citato).
Le esperienze svolte hanno evidenziato che l’apprendimento diventa vantaggioso sia per il tutor, che colma lacune e consolida conoscenze, sia per l’allievo che usufruisce di un insegnamento individualizzato. Il dialogo fra pari offre una maggiore libertà e spontaneità, annullando quel disagio e quella tensione che spesso potete percepire nella relazione alunno-insegnante: tra compagni non si ha timore a esprimere dubbi e perplessità e si usano parole più semplici rispetto a quelle del libro di testo o dell’insegnante. Questo agevola la consapevolezza, da parte degli allievi, di quei comportamenti fallimentari da riconoscere e modificare per superare la difficoltà.
Il tutoraggio fra pari costituisce dunque una strategia promettente per i vostri alunni, poiché li incoraggia a farsi carico del recupero, favorisce l’assunzione della responsabilità del proprio apprendimento, incoraggia la riflessione sui processi di pensiero propri e dei compagni e riduce al minimo l’atteggiamento rinunciatario e fatalista con cui spesso vedete affrontare gli insuccessi in matematica.
¹ In Baldrighi, Pesci (2011) abbiamo distinto due differenti modalità di tutoraggio, il tutoraggio fra pari e il tutoraggio reciproco, a seconda che i due ruoli, di tutor e allievo, siano più o meno espliciti. Qui, tuttavia, non sembra opportuno entrare in questo dettaglio e farò riferimento al caso dei ruoli espliciti. Se volete approfondire vedete il Capitolo 7 del mio testo “I suggerimenti della ricerca in didattica della matematica per la pratica scolastica”, 2015.
Riferimenti bibliografici
Baldrighi A., Pesci A. (2011). L’attività di tutoraggio in matematica: esempi di schede per la riflessione metacognitiva degli studenti, L’insegnamento della matematica e delle scienze integrate, Vol. 34B, n. 1, pp. 67-86.
Torresani M. (2007). Attività di tutoraggio nel recupero in itinere di matematica, Atti del Convegno Nazionale n. 15 Matematica & Difficoltà, “Matematica e difficoltà: i nodi dei linguaggi”, R. Imperiale, B. Piochi, P. Sandri, (a cura di), Bologna, Pitagora, pp. 66-71.
Torresani M. (2008). Una esperienza di Peer Education finalizzata al recupero nella scuola secondaria di secondo grado, L’insegnamento della matematica e delle scienze integrate, Vol. 31 A-B, 6, pp. 573-585.