La fine dell’estate meteorologica che arriva con l’inizio di settembre si trasforma in un istante nell’inizio del nuovo anno scolastico. In questi giorni i miei familiari, mia moglie, i miei amici mi salutano con un grande “In bocca al lupo!” o con un “Buona fortuna!”, come se fossi destinato ad affrontare prove che ogni anno si fanno superiori alle mie forze. Ma non è così: il nostro può essere il mestiere più bello del mondo. Quali sono allora gli auguri che vorrei?
Vorrei mi si augurasse di essere efficace, di trasmettere passione, di offrire una visione originale della matematica che non si chiuda alla somministrazione tutti gli anni delle stesse batterie di esercizi, ma abbia il coraggio di guardare fuori dalla finestra e, di conseguenza, acquisti senso e sapori differenti. Perché non provare a spiegare i rapporti e le proporzioni trasformando l’aula in un laboratorio di cucina, approfondire gli strumenti della statistica verificando per un anno se le previsioni del tempo sono corrette o errate, affrontare le aree partendo dalla costruzione di aeroplanini di carta? Si possono ad esempio dimostrare i teoremi di Euclide travestiti da antichi greci, lasciando da parte la LIM, il gesso e i fogli di carta: semplicemente disegnando poligoni nella terra polverosa del cortile. Ricordo a questo proposito un’alunna che si presentò anni fa con dei biscotti a forma di triangolo rettangolo, in occasione della lezione sul teorema di Pitagora. Anche il cambio dei posti può diventare lo spunto per un’analisi matematica: quanti sono i casi possibili? Ci sarà una formula che ci permette di calcolarlo? Un nuovo modello di automobile suggerisce l’occasione per leggere dei grafici o per capire che la misura dei consumi è un rapporto fra grandezze non omogenee…
Le possibilità sono veramente tante. Forse l’augurio che vorrei e che mi permetto di rivolgere a chi legge è proprio questo: di riuscire ad arricchire la fantasia con la giusta dose di matematica.
Buon inizio di anno scolastico.
Luigi Ferrando
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