#MCDMatematica: cosa pensano gli studenti della matematica?

#MCDMatematica: cosa pensano gli studenti della matematica?

Cosa pensano gli studenti della matematica? Perché è considerata la materia più ostica? Che ruolo possono avere la scuola, la didattica e le famiglie per riabilitare l’affezione verso il pensiero matematico? In occasione dei Convegni Deascuola Motivare, Coinvolgere e Divertire con la Matematica (Bari- 1 marzo, Firenze- 8 marzo, Milano- 16 marzo), DLive presenta in anteprima un estratto del contributo di Rosetta Zan. La professoressa Zan, docente presso l’Università degli Studi di Pisa, sarà presente a tutti e tre i Convegni.

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di Rosetta Zan

Le difficoltà in matematica sono spesso fonte di un disagio personale, come emerge bene dalla narrazione autobiografica di un campione di 1600 studenti tra primarie e secondarie ai quali è stato assegnato un tema dal titolo Io e la matematica. Fa impressione leggere del senso di inferiorità, inadeguatezza, rassegnazione, paura nei confronti della matematica a scuola:
“Per me la matematica è solo una perdita di tempo perché una volta imparati i numeri si può anche smettere, invece no, si continua e le lezioni incominciano a torturarti piano piano ed è una sensazione bruttissima quando scrivo e non capisco, e mi sembra di scendere all’inferno: il sudore scende dalla testa ai piedi, divento tutto rosso e mi sembra di esplodere”. [Andrea, 3a primaria]. 

“Io, quando c’è matematica, ho sempre paura e mi viene freddo”. [Eleonora, 1a secondaria di I grado]

Come nasce la disaffezione nei confronti della matematica lungo il percorso scolastico degli studenti italiani? Se, infatti, la matematica è inizialmente una delle materie preferite, con il passare degli anni diventa una delle più ostiche e, nei casi più gravi, può provocare addirittura un sentimento di rifiuto tale da influire in senso negativo sulle scelte di vita dell’allievo, che in molti casi sceglie una scuola o un corso di studi in base alla matematica che non c’è.

Che cosa possono fare la scuola e la famiglia per prevenire o trasformare il disamore e far comprendere le incredibili potenzialità e i vantaggi che una serena relazione con la matematica può offrire ai nostri cittadini di domani?

Oggi ad esempio molti cittadini si dimostrano incapaci di utilizzare il pensiero razionale tipico della matematica: non hanno spirito critico nel filtrare le informazioni (come i dati riportati dai mezzi di comunicazione), si lasciano influenzare dalle mode del momento, subiscono passivamente decisioni prese da altri, non sanno cosa significa sostenere o contrastare un’opinione con argomenti adeguati (del resto ci siamo ormai assuefatti a duelli verbali in televisione, per strada, in Rete).
Le testimonianze degli allievi ci raccontano anche i motivi che stanno alla base del deterioramento del rapporto con la matematica, e ci danno quindi suggerimenti per intervenire.
Un’emozione negativa che ricorre è la noia, associata a una pratica didattica estremamente ripetitiva e poco stimolante, in cui la memoria ha un ruolo più importante del ragionamento e dell’intuizione. La frustrazione ed il senso di inadeguatezza vengono da fallimenti ripetuti, drammatizzati dal confronto con gli altri. L’ansia o addirittura il panico hanno origine dalla paura di sbagliare e dalla lotta contro il tempo.
La famiglia spesso non aiuta. Pensiamo a un ragazzino che a casa si sente dire “Sei proprio negato, hai preso tutto da tuo padre!”, poi a scuola prende insufficienze e si sente confermare che “non è portato”: la convinzione di non potercela fare influenzerà le sue scelte per il futuro, della scuola superiore da intraprendere, del tipo di professionalità da costruirsi, di come affrontare le difficoltà.
In altre parole scuola e famiglia gli danno un “orientamento in negativo”, indicandogli che cosa scartare piuttosto che quali strade idonee prendere rispetto alle attitudini.  […]

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Rosetta Zan è una delle relatrici dei Convegni Deascuola Motivare, Coinvolgere e Divertire con la Matematica. È docente di didattica della matematica presso l’Università di Pisa e Presidente della Commissione Italiana per l’Insegnamento della Matematica (CIIM). La sua attività di ricerca e le numerose pubblicazioni si centrano sui temi del problem solving, difficoltà in matematica, ruolo dei problemi non cognitivi nell’apprendimento, formazione degli insegnanti.

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