Potranno i robot insegnare i verbi inglesi, la letteratura italiana o la geografia? Alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa ne sono certi e 400 docenti toscani, di diversi ordini e grado, sono pronti ad affrontare un percorso di “robotica educativa”.
Quello che coinvolge l’Istituto Sant’Anna, l’Università di Firenze e la Regione Toscana è infatti un progetto di formazione e aggiornamento di 32 ore di lezione, pensato per i docenti e gli studenti, che coinvolgerà il 30% delle scuole toscane. Per i docenti la sfida è quella di capire come la robotica possa essere innovativa in termini di formazione ed educazione. Per gli studenti sarà la prova di come le tecnologie possano aiutare nell’apprendimento. L’obiettivo, spiega Paolo Dario, direttore dell’Istituto di BioRobotica, è quello di “trasformare il sistema scolastico e adattarlo alle esigenze che richiede l’educazione del XXI secolo. La ricerca e l’innovazione, soprattutto nel campo della robotica, possono essere strumenti efficaci per agevolare l’apprendimento e stilarne modelli di analisi e di valutazione, nell’interesse esclusivi dei docenti e degli allievi”.
Ma cosa si intende quando si parla di “robotica educativa“?
La robotica è una scienza emergente che nasce dalla fusione di discipline tradizionali. È uno strumento utile per comprendere ciò che ci circonda ma anche la nostra stessa mente. Il compito della robotica è quello di avvicinarci al concetto di “umanesimo delle macchine“, ovvero ad un nuovo metodo di ragionamento e sperimentazione. Non solo quindi l’apprendimento di come costruire o come usare i robot, ma come imparare dai robot dei nuovi modelli applicativi interdisciplinari, partendo proprio dalle materie esistenti. Si tratta quindi di avvicinare gli studenti ad una nuova metodologia di studio che si basa sull’apprendimento attraverso la scoperta, che punta sul problem solving e sul ruolo positivo dell’errore.
La robotica potrebbe cambiare i connotati dell’insegnamento perché l’alunno cui si propone un percorso di robotica è continuamente chiamato a risolvere problemi e verificare i concetti. Saranno i docenti e gli alunni toscani a scrivere questo nuovo capitolo della storia dell’educazione?