Invalsi 2017: Matematica per la primaria. Il commento di Giorgio Bolondi

Invalsi 2017: Matematica per la primaria. Il commento di Giorgio Bolondi

I bambini delle seconde e quinte primarie hanno affrontato nel mese di maggio 2017 le prove Invalsi di Matematica.

La prima edizione delle prove per la primaria risale al 2009: i bambini che allora le sostennero in seconda, quest’anno le hanno sostenute in seconda superiore. I ragazzi che nel 2008 sostennero la prima Prova Nazionale (al termine del primo ciclo), ormai stanno concludendo l’Università. Le prove Invalsi hanno ormai quindi una loro maturità; l’esperienza, la ricerca sviluppata a partire dai risultati e il feedback dal mondo della scuola hanno permesso di farle evolvere sia come formulazione che come contenuti. Anche le prove di quest’anno hanno offerto molti spunti di riflessione didattica, sia a livello di sistema che come occasione per l’autoanalisi che ogni insegnante fa della propria azione didattica. L’obiettivo delle prove, infatti, non è solo quello di restituire informazioni sul funzionamento del sistema scolastico (attraverso una analisi dei risultati di apprendimento della popolazione), ma anche- e forse soprattutto- quello di fornire a ogni insegnante degli strumenti per comprendere meglio gli apprendimenti dei propri allievi, e analizzare i propri percorsi di insegnamento. Le singole domande sono collegate alle Indicazioni Nazionali, e quindi possono diventare elementi del curricolo; i comportamenti messi in luce dalle risposte dei bambini possono essere interpretati attraverso i costrutti della didattica della matematica; le situazioni proposte possono diventare (perché no) spunti per giochi matematici.

Per questo abbiamo relaizzato con Deascuola il corso on line Giochi matematici che fornisce spunti per lavorare in classe e sviluppare quelle competenze richieste dalle Indicazioni e misurate dall’Invalsi.

Per una analisi puntuale delle prove di seconda e quinta primaria del 2017, il 12 maggio abbiamo organizzato un webinar online con il professor Giorgio Bolondi.


Durante il webinar sono emerse alcune interessanti domande che riportiamo qui, complete del commento del professor Bolondi.

  • Si può usare una prova INVALSI come verifica quadrimestrale? Se sì, come valutarla?

Le prove Invalsi della scuola primaria non sono costruite per fornire una valutazione individuale degli allievi. Ogni insegnante può peraltro decidere di utilizzare alcune delle domande per la valutazione individuale (che compete a lui). Di fatto, si tratta di domande pensate e validate, formulate esternamente (quindi al di fuori del contratto didattico di classe). Il consiglio, se si vuole utilizzarle, è di individuare quali domande forniscono informazioni utili, nel quadro del percorso che il singolo insegnante ha realizzato. Ogni insegnante deve quindi scegliere tra le domande Invalsi quelle che ritiene più significative relativamente ai propri obiettivi di insegnamento, e valutarle tenendo conto del tempo che a ogni argomento ha dedicato. Alcune domande “sghembe” con il percorso possono fornire ottime informazioni in un’ottica di competenze, ma il consiglio è di tenerne conto solo in caso di risposta positiva. Peraltro, il confrontarsi con una prova esterna, se sdrammatizzato, può costituire una buona occasione di impegno e miglioramento.

  • Come sviluppare le capacità di visualizzazione dei bambini?Schermata 2017-06-19 alle 13.39.40

Curando, lungo tutto il percorso sulla geometria, attività di descrizione e riproduzione a partire da descrizioni, ponendo domande per rispondere alle quali il bambino deve “vedere con gli occhi della mente”, e sistematicamente confrontando le sue risposte con la materialità di oggetti e modelli; introducendo progressivamente nomi per gli oggetti geometrici (ad esempio, spigolo, vertice, lato, faccia….) e per le loro caratteristiche (ad esempio, simmetrico, convesso…) e facendo lavorare in parallelo con e senza immagini e oggetti.

  • È consigliabile far esercitare i bambini alle prove INVALSI attraverso testi specifici?

Sicuramente è importante che il bambino conosca le caratteristiche dello strumento: ad esempio, come comportarsi di fronte a una risposta a scelta multipla (a crocette), dove spesso occorre andare “per esclusione”, oppure come funzionano le domande a completamento. Deve poi abituarsi a gestire bene il proprio tempo, imparando a non fermarsi tutto il tempo su una domanda particolarmente ostica. In generale, però, non conviene allenarsi con batterie di prove “simil-Invalsi”. Molto meglio creare in classe dei momenti in cui, partendo da una (o più) domande Invalsi passate, di cui conosciamo i risultati, per le quali sappiamo quali difficoltà hanno incontrato gli studenti degli anni passati, i bambini a gruppi trovano le risposte e poi le discutono tra di loro e con noi. È molto più efficace lavorare quindici minuti sulla stessa domanda (ovviamente, non una delle più facili) che non proporre cinque domande fotocopia. Se poi proprio vogliamo fare batterie di domande, i diversi circuiti di giochi matematici propongono molte situazioni simili a quelle delle domande Invalsi, sdrammatizzando un po’ le cose.

 

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